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Un Carlo Verdone insolitamente spostato sul versante drammatico, in una pellicola ambigua e ammaliante come il personaggio di Ornella Muti (seconda volta con il regista-attore dopo Io e Mia Sorella), donna “libera” nei costumi. L’autore descrive molto bene situazioni e personaggi abbastanza squallidi, con risultati “tragici” che, forse, non sono sempre del tutto voluti. L’ambiguità nasce anche da uno sguardo sulla realtà in bilico fra restituzione oggettiva e critica, compiacimento e distacco.