Processuale, Recensione, Thriller

SUSPECT

TRAMA

Kathleen Riley è il difensore d’ufficio di un reduce del Vietnam, senzatetto e sordomuto, accusato di aver ucciso la segretaria di un magistrato della Corte Suprema che s’è suicidato.

RECENSIONI

L’inglese Peter Yates ha dato il meglio di sé proprio a Hollywood, quando ai thriller o ai drammi in generale, ma di genere, ha impresso un passo più riflessivo, uno studio psicologico più accurato, una variabile umanistica più pregnante (vedi Bullitt, Gli Amici di Eddie Coyle, Uno Scomodo Testimone). È un regista che sa quando fermarsi a ispezionare un ambiente per trasmettere maggiori inquietudini, sfruttare i suoni per mantenere alta la tensione, leggere nelle espressioni il commento alla sequenza che vuole chiosare: in questo caso, lo asseconda l’elaborato montaggio di Ray Lovejoy, abile soprattutto nell’intersecare le sequenze per restituire più presenze nella stessa scena. Tutto funziona egregiamente, dalla prova degli attori alla suspense da thriller e aula di tribunale, per quanto la struttura gialla creata dal talentuoso sceneggiatore Eric Roth (Il Mediatore di Robert Mulligan) sia propensa a depistare, mettendo sotto i riflettori sospetti che sono solo un diversivo. Il motivo di maggiore interesse all’uscita del film, comunque, era pesare la prova attoriale della cantante Cher, che passa a pieni voti: sa ben gestire sia l’integrità morale e determinatezza del proprio carattere, sia tutte le scene iniziali in cui deve interagire con il reduce sordomuto e ostile di Liam Neeson.