TRAMA
Durante la guerra, con i genitori assenti perché impiegati in fabbrica o al fronte, i giovani, lasciati a se stessi, delinquono: ad esempio Frank, che si mette nei guai per avere un po’ di soldi in tasca e portare fuori la ragazza di cui è innamorato.
RECENSIONI
Mark Robson affronterà spesso, nella sua carriera e in strutture appetibili di genere, temi civili come questo: soprattutto nel decennio successivo, non furono poche le opere filmiche che affrontarono, in termini anche sensazionalistici, il fenomeno della devianza giovanile ma questa, in un periodo in cui il disagio dei teenager era solo tiepidamente teorizzato, era in anticipo sui tempi e costituisce un interessante “documento” storico. Una produzione RKO di Val Lewton in territorio ‘sociologico’, sulle ali di un racconto d’amore ed edificante (il bambino lasciato a giocare da solo per la strada e quasi investito da un’automobile; la quindicenne Cenerentola: additati genitori e società) ma con tocchi eleganti come quello del camion in retromarcia che travolge il cartello con la scritta “Drive slowly, we love our children”. La sceneggiatura di John Fante è abile nel giocare di incastri nella coralità di personaggi e, attraverso quest’ultima, nel mettere sul piatto più argomenti. Oltretutto, pur cavalcando più diretti allarmismi, dà corpo ad una morale coraggiosa, affatto semplicistica e sfumata nel tracciare la linea fra giusto/sbagliato e buoni/cattivi. Robson, poi, non si fa sfuggire l’occasione di essere inquietante/disturbante nelle scene ad alto tasso di tragicità (memorabile il “Non voglio morire” della tutrice con la soggettiva della luce che sfuma).
