Horror, Recensione

INTRUDERS (2011)

TRAMA

In Spagna, il piccolo Juan ha incubi su un uomo senza faccia che vuole rubare il suo volto. In USA, la figlia di un costruttore edile rinviene la fiaba su questo mostro nel tronco di un albero e inizia a vederlo.

RECENSIONI

Forte di un racconto originale e con evoluzioni sorprendenti del duo Nicolás Casariego-Jaime Marques, Juan Carlos Fresnadillo gira, per il mercato estero, una fiaba nera fra Candyman e Nightmare che, suo talento vuole, sa davvero spaventare sia con questo montaggio che pone in parallelo due esistenze e continenti con, in apparenza, nulla in comune se non il mostro, sia nel gioco fra immaginazione e realtà, dove allo spettatore non è dato sapere dove inizi l’una e finisca l’altra. Gli incubi si popolano di creature dai movimenti alieni che, improvvisamente, sono reali in un ripostiglio. Il regista è anche abile nello scrutare da lontano i luoghi bui, nel nascondere sotto le coperte il bambino che c’è in noi, nell’iniettare riferimenti cinefili (il prete giovane e quello anziano che valutano se fare L’Esorcista), nel far tremare nella notte buia o nella cameretta chiusa. Se è prevedibile che, ad un certo punto, s’incolperà di tutto il padre della bambina americana (ma il film è stato girato a Londra e Madrid), lo è molto di meno il colpo di scena che contempla una sindrome psichiatrica dove padre e figlia immaginano le stesse cose, e quello che rivela la dislocazione temporale dei due racconti: col senno di poi, nel confronto con gli eventi accaduti, tali rivelazioni non sono calibrate al meglio, ma va dato merito a Fresnadillo di aver elaborato a sufficienza il montato e gli indizi da rendere la sua fiaba nera intrigante, inquietante e misteriosa.