TRAMA
Un ladro inglese e un esperto d’arte ingaggiano una ballerina eurasiatica per la sua somiglianza con l’ex-moglie del milionario arabo Shahbandar: l’intento è attirare l’attenzione di quest’ultimo e aver accesso al suo appartamento privato nell’albergo Semiramis, dove conserva l’inestimabile busto di un’imperatrice.
RECENSIONI
Simpatica commedia del colpo grosso, firmata dall’efficace artigiano inglese Ronald Neame, in una trasferta americana dove, però, infila in ogni dove impronte british, dal co-protagonista Michael Caine alla sceneggiatura del connazionale Jack Davies (La Signora Sprint), firmata insieme all’esordiente, al cinema, Alvin Sargent, futura gloria (fra gli altri, Paper Moon e Gente Comune): le qualità risiedono nella direzione degli attori e in un’invenzione di scrittura. Nel primo caso, Neame sfrutta sia la maschera impassibile di Caine (quando “recita” il tipico lord snob inglese e quando, pieno di sé, è indifferente all’effervescenza della ballerina assoldata), sia quella di Shirley MacLaine, che veste i panni che più le si addicono, di ciarliera dal buon cuore. L’invenzione di scrittura geniale, invece, è quella che appaia il grande furto immaginato (non annunciato) e quello reale, con differenze a seguire: nella contrapposizione fra progettazione ed esecuzione, l’ironia sottile è impagabile e cavalca una divertente guerra fra i sessi, dove il misogino Caine considera la ballerina una mera pedina, un alter ego in gonnella del suo tipo inamovibile (e silente: MacLaine tace per mezz’ora) e, nella realtà, la donna ha tanta voce in capitolo da mettere in imbarazzo lo stratega. Un’opera volutamente giocosa e all’acqua di rose (in questo senso, anche, si possono accettare attori caucasici fatti passare per altre etnie), centrata sulle schermaglie amorose e sul terzo incomodo (la presunta vittima del furto, Herbert Lom) che, con i due ladruncoli, si balocca avendone intuite le intenzioni. Le traiettorie del colpo grosso non sono irresistibili, ma piacciono sia la spiegazione del titolo (“gambit” è il gambetto del gioco degli scacchi) sia il colpo di scena finale (chiusura “rosa” sopra le righe esclusa, dove per amore si getta tutto al vento).