Drammatico, Recensione

I MIGLIORI ANNI DELLA NOSTRA VITA (1946)

Titolo OriginaleThe Best Years of Our Lives
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1946
Durata172’

TRAMA

Finita la guerra, tre reduci, Fred, Homer e Al, tornano a casa a Boone City: Al lavora in banca ma al boss non piace che conceda prestiti ai veterani. La moglie non è contenta del misero lavoro che Fred ha. Homer ha perso le mani in guerra e allontana la fidanzata affinché non abbia a che fare con la sua disabilità.

RECENSIONI

Dopo aver dipinto le difficoltà di chi resta a casa durante la guerra in La Signora Miniver, previa esperienza sul campo con il documentario bellico The Memphis Belle, William Wyler adotta il progetto del produttore Samuel Goldwyn (che commissionò la sceneggiatura al corrispondente di guerra MacKinlay Kantor, fornendogli una novella in versi) di raccontare le difficoltà di reinserimento nella vita civile dei reduci. Lo fece, anche per rispetto di tutti i combattenti che incontrò, all’insegna del maggiore realismo possibile, pretendendo un attore non professionista (ma credibile) per interpretare il disabile Homer, inseguendo l’immedesimazione degli interpreti, invitati a portare sul set indumenti personali, e cesellando la veridicità degli ambienti, a grandezza naturale e non funzionali alle riprese. Anche la logica dei piani sequenza e l’egregio lavoro del direttore della fotografia Gregg Toland sulla profondità di campo, affinché tutto nella ripresa fosse a fuoco, andava nella direzione di restituire all’audience un’esperienza realistica. Questo spiega, in gran parte, l’enorme successo di pubblico della pellicola, che accorse in massa in sala nonostante l’argomento amaro e i modi narrativi non certo ammiccanti (durata di due ore e tre quarti compresa). L’opera fu inondata di Oscar: sette (miglior film, regia, interpretazione di Fredric March e Harold Russell, montaggio, sceneggiatura, commento sonoro). Piccole parti anche per Blake Edwards e Leo Penn.