TRAMA
Andula, come altre duemila ragazze, lavora in una fabbrica di scarpe dove il direttore fa arrivare alcuni reduci per movimentare le loro serate. Andula cerca l’amore: ha un ragazzo che non si fa vedere da un mese e si convince ad andare a letto con un pianista, che poi va a cercare a Praga.
RECENSIONI
È l’opera che, presentata alla Mostra di Venezia e poi candidata all’Oscar come miglior film straniero, ha rivelato al mondo lo stile del regista ceco, a suo modo rivoluzionario ed emblematico del rinnovamento del cinema in quegli anni. Milos Forman, però, è con l’opera successiva, Il Ballo dei Pompieri, che graffierà davvero, fino al punto di dover fuggire dal paese e trovare fortuna negli Stati Uniti. Le sue pellicole in patria trattavano, bene o male, tutte lo stesso tema, con il disegno di una generazione giovanile allo sbando e il topos con cui irrideva e trasformava in allegoria il ballo come momento socializzante. L’ironia in quest’opera, figlia della commedia di costume, è molto legata al suo tempo, appare fisica, epidermica e meno ispirata di altre da quella qualità da Illuminazione Intima, titolo dell’opera d’esordio, dello stesso anno, del suo co-sceneggiatore e aiuto regista Ivan Passer: una qualità che indica quei momenti di intimità creati dallo sguardo della macchina da presa e dal ritratto dei personaggi. Passaggi bellissimi presenti anche qui, come quello in cui la protagonista sussurra le proprie confidenze all’amica a letto, come quelli che restituiscono la plasticità dei corpi dopo aver fatto l’amore, alla Godard o quelli che evocano la leggerezza e la libertà (segno di ribellione, ma intima) con cui è raffigurata una giovane in cerca d’amore.
