Recensione, Thriller

RANSOM – IL RISCATTO

NazioneU.S.A.
Anno Produzione1996
Genere
Durata121’

TRAMA

A sorpresa, il ricco proprietario di una compagnia aerea, cui hanno rapito il figlio, offre una taglia sui malviventi anziché pagare il riscatto.

RECENSIONI

Appassionante rifacimento di un film di Alex Segal (Il Ricatto più Vile, 1956), raccontato anche sul versante rapitori, inserendo un discorso classista attraverso l’allegoria di La Macchina del Tempo di Wells (il mondo futuro diviso fra felici adoni biondi in superficie e mostruosi antropofagi nel sottosuolo). La tensione regge dall’inizio alla fine, il dolore dei genitori è straziante, il dramma è ben orchestrato e meglio interpretato, la sceneggiatura inserisce sviluppi e riflessioni poco usuali per un film di genere, perfetti per le corde umanistiche di Ron Howard, cui non interessa comporre un mero film d’azione o sfruttare la tragedia a fini spettacolari, ma tentare l’apologo morale, tanto complesso quanto ambiguo, poggiato sui conflitti economici nella società capitalista. Il personaggio di Mel Gibson è anomalo: né giustiziere né eroe positivo, un ibrido che non cede al ricatto forse per un’intuizione (la recondita convinzione, non fondata dalla scrittura, che non rivedrà comunque il figlio), forse in quanto iconico “self-made man” abituato a cavarsela da solo (ricucendo i brandelli della bandiera del sogno americano, logorata dai conflitti di classe) o forse in quanto tipico, cinico uomo d’affari ad oltranza, esemplificazione della politica dura, che non cede ai compromessi con i “terroristi”. Ma il dubbio che sia solo un padre distrutto che agisce di conseguenza, offusca queste ipotesi, rilasciandone una più sfaccettata e generosa di stimoli. La sua figura è un emblema socio-economico: l’agente Fbi, ad esempio, si rallegra con la moglie di non essere ricco, rischiare il rapimento del figlio ed esporsi alla “rabbia” di un ceto meno abbiente. Viene anche insinuato che il rapimento possa essere una diretta conseguenza di una tangente pagata dall’imprenditore in precedenza, come a rimarcare un circolo vizioso che torna al mittente (anche se, ad un certo punto, l’idea del contro-ricatto appare improbabile).