
TRAMA
Seconda Guerra Mondiale: i tedeschi tengono prigionieri in un campo di concentramento tutti i più grandi esperti di fughe che, immancabilmente, ne organizzano una scavando tre tunnel.
RECENSIONI
Tre ore febbricitanti senza posa, passando con disinvoltura dal registro drammatico a quello da commedia, concentrandosi quasi completamente sulla preparazione alla fuga. John Sturges, con una messinscena e organizzazione da manuale, pennella personaggi che restano impressi nella memoria, attori (in parte ripescati dal suo I Magnifici Sette) che li calzano a pennello, sopratutto Steve McQueen nel ruolo del capitano Virigil Hilts, che compie anche una fuga in motocicletta da antologia (su Triumph TR6 Trophy) e senza controfigura (salto della staccionata escluso): del resto interpreta se stesso, emarginato, scavezzacollo, cocciuto, simpatico e insofferente alla gabbia che, quando era al riformatorio, tentò più volte di lasciarsi alle spalle. La sceneggiatura di W. R. Burnett (su di una prima bozza di Walter Newman e con rifiniture successive di James Clavell e Ivan Moffat), adattando un libro (1950) dell’australiano Paul Brickhill, s’ispira a un fatto realmente accaduto, la fuga di massa dei prigionieri dal campo nazista Stalag Luft III a Sagan, Polonia, dove Brickhill era detenuto e il cui set, nel film, è stato ricostruito nella campagna bavarese. Grande successo in sala e fama imperitura: perché non è un film sui tormenti in guerra o personali ma sulla caparbietà e l’ingegno riversati in dinamiche simili a quelle di un gioco competitivo. A seguire, azione, tensione, concentrazione, coraggio e la chiusura non lieta fa più effetto. Nota a margine: l’anno prima era uscito l’indipendente Parola d’Ordine: Coraggio! del dimenticato Andrew L. Stone, basato sulla biografia del soldato inglese Charles Coward e sul suo tentativo di fuga da un campo di prigionia. Ci sono molti punti di contatto, fra mix di tragedia e commedia, scrittura dell’attore Nigel Stock e scena del tunnel.
