Documentario, Recensione

EX LIBRIS

Titolo OriginaleEx Libris - The New York Public Library
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2017
Durata197'
Fotografia

TRAMA

Frederick Wiseman va dietro le quinte di una delle più grandi istituzioni del sapere del mondo. Il film presenta la biblioteca come un luogo di accoglienza, scambio culturale e apprendimento per diciotto milioni di utenti e trentadue milioni di visitatori online all’anno.

RECENSIONI

Ex Libris, dai libri. Frederick Wiseman entra nella New York Public Library: è l’occasione per applicare la sua nota tecnica all’istituzione, come appena fatto per Jackson Heights e la National Gallery, e soprattutto per ribadire un’idea di cinema. Il documentarista, al solito, prende lo sguardo e lo porta dentro la realtà rappresentata: non lo fa guidandolo, al contrario, smonta l’oggetto dell’esplorazione e lo ricostruisce davanti ai nostri occhi. È lui stesso, in posizione di umiltà, che compie un lavoro di sintesi per offrirlo a noi: sottrae la biblioteca al reale e ce la porge, qui e ora. Supera il limite della rappresentazione, cancella il bordo, sabota il concetto tradizionale di affresco: se un quadro è sempre parziale, qui diventa totale. Se un film invita a vedere, qui chiede di essere. Mentre guardiamo Ex Libris, infatti, c’è l’impressione di stare nella biblioteca, non di osservare una sua ricreazione; alla fine dei 197 minuti pensiamo di conoscere tutto, non una parte. Riteniamo di avere avuto accesso alla totalità della Public Library e, ovviamente, siamo stati ingannati: è una sensazione falsa miracolosamente inverata da questo cinema. Prima delle sperimentazioni del virtuale, l’entrata in uno spazio/luogo di Wiseman è già virtual reality applicabile alla sala.
Il film pone dilemmi continui, rappresentati dal Consiglio di amministrazione che affronta nodi sempre diversi, dai fondi pubblici alla presenza degli homeless. Registra la tecnologia e gli ebook, dimostra una volontà indefessa di indagare il cambiamento, riflette sull’oggi per scrutare il domani. Guarda alle minoranze come gli afroamericani, ai deboli come i bambini, ai non udenti: non può escludere nulla finché c’è, come scelta politica chiunque esiste va incluso nello sguardo, ed è questa considerazione che pazientemente costruisce la completezza. Così, mentre documenta un’istituzione democratica, il film stesso è democrazia: la incarna su digitale, se ne fa portatore dando una voce a ciascuno. Per questo Ex Libris a tratti abbaglia, a tratti avvolge nella gradualità dell’elaborazione: registra complesse riunioni tra dirigenti come “semplici” innesti musicali. E bimbi che recitano filastrocche, indolenti che giocano al computer. Perché il diritto alla biblioteca è di tutti: non siamo lontani da Welfare del 1975, che rilevava il sistema di protezione sociale, e dalle altre opere che sondano lo stato della democrazia. A Venezia 2017, in concorso, l’altro documentario era Human Flow di Ai Weiwei: senza inopportuni confronti, curiosamente si è avuto uno sguardo agli antipodi, un’opposta visione del mondo e del mezzo. Da una parte il cinese, che interpreta la funzione del proprio essere artista entrando in campo, intervenendo nell’inquadratura; dall’altra l’americano, che si tiene fuori e ci “tende” l’oggetto, in uno sguardo pulito, essenziale, cristallino. C’è di più. Il rigore di Ex Libris è assoluto, ma a indorare il film non è solo la sua forma: nel dare una totalità ricostruita, nel far vedere tutto il cineasta prende posizione attraverso il linguaggio. Ieri come oggi, per Wiseman, il documentario è un atto etico.