
Un commento “in countdown” alla quinta edizione del Festival di Roma.10. – Omissis (Nessuno è perfetto)
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_x000D_9. – LA PROIEZIONE DI THE SOCIAL NETWORK. L'Evento del Festival 2010: nella sala Santa Cecilia dell'Auditorium, Jesse Eisenberg racconta al pubblico la straordinaria interpretazione nei panni di Mark Zuckenberg, la trasformazione dell'inventore di Facebook in figura letteraria. In un'edizione povera di emozioni, la star è lui e il film di Fincher: accolto da grandi applausi, TSN è l'unico che incarna il paventato spirito della kermesse, in equilibrio tra cinema popolare e d'autore (con il valore relativo di queste definizioni), e mette d'accordo tutti. Peccato solo per i giornalisti che intervistano Eisenberg (Luca Telese e Luisella Costamagna), le cui domande potevano essere molto più acute.
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_x000D_8. – L'ALTRO CINEMA EXTRA. Le sezione collaterale, a cura di Mario Sesti, resta la più interessante: oltre alle due conversazioni di quest'anno, con John Landis e Alexandre Rockwell, la scelta delle pellicole si rivela in crescita costante. Come spiegato dal curatore, stavolta la selezione ha avuto come linee guida la sessualità femminile e il cinema indipendente americano, con l'intelligenza di dare ampio spazio ai documentari. Dai risultati più fallimentari (The Freebie) a quelli riusciti (il bellissimo Le sentiment de la chair), in ogni caso è sempre stimolante entrare in sala e dare una chance a questa sezione.7. – L'INCONTRO CON ALEXANDRE ROCKWELL. E' la conversazione con regista più stimolante, nonostante la delusione del suo film Pete Smalls is dead. Per i dettagli rimando alla scheda specifica. Rockwell, figura indipendente e di nicchia del cinema americano, non conosciuto da tutti, meritava almeno una retrospettiva sulla sua breve produzione. Comunque la capacità di spiegare cinema per intrattenere il pubblico è fuori discussione.
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_x000D_6. – RETROSPETTIVE VISIBILI. La retrospettiva Studio Ghibli ottiene apprezzamento generale – malgrado le piccole sale che la ospitano -, ma questa parte continua a non convincere nel complesso: passando sopra la “derivatività” di idee e intenti da altri festival (il Leone d'oro alla Carriera per Miyazaki è di Venezia 2005), il vero dubbio riguarda le reperibilità dei film. Perchè proporre opere di ampia circolazione, che si trovano facilmente in vari formati? Non conviene puntare davvero sugli invisibili? In questo senso, la retrospettiva Ruiz del 2007 resta tuttora insuperata.
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_x000D_5. – LA DISTRIBUZIONE DEL PROGRAMMA. Troppo concentrata in apertura del Festival: per “iniziare col botto” – evidentemente – gli organizzatori raggruppano tutto il possibile nei primi giorni, con eventi ed orari difficili da seguire. A parte la legittima necessità di uscire sui giornali fin dalle prime ore, questa scelta porta disagio generalizzato: il programma va scemando, a metà settimana è già esangue perchè spara subito (sulla carta) le cartucce migliori.
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_x000D_4. – IL CALO DI PUBBLICO. Al contrario dei dati ufficiali, la presenza del pubblico appare in continua diminuzione. Quest'anno c'è un giorno festivo in più (lunedì 1 novembre), ma si continua a non riempire le sale nel corso della settimana. In tal senso le cifre dall'organizzazione (118.000 biglietti emessi contro 102.000 del 2009) sembrano diffondere un ottimismo di prammatica, ma resta il problema di come attirare i non addetti ai lavori, cioè proprio quel bacino “popolare” cui l'evento si rivolge.3. – IL CONCORSO. La vera debolezza della kermesse. Il Festival non ci punta e i risultati sono disastrosi: mentre i lavori più interessanti vengono esclusi e raggruppati nella definizione Fuori Concorso (come Animal Kingdom e Crime d’amour), altri nelle sezioni collaterali sarebbero certamente da competizione. Il risultato? Una selezione di straordinaria debolezza, con pochi che superano la soglia di accettabilità, e la comprensibile vittoria di un film largamente imperfetto come Kill me please.
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_x000D_2. – SOLO VENTI MINUTI. Accade per Dylan Dog di Kevin Munroe. Se la pellicola non è pronta, ha senso “anteprimare” una manciata di minuti (peraltro unanimemente criticati)? A ben guardare una logica ci sarebbe, ma risponde a motivi commerciali e di creazione dell’evento, quindi suona lontana da ragioni cinematografiche.
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_x000D_1. – IL PREMIO DEL PUBBLICO A HEAVEN. Incredibile riconoscimento al film danese di Susanne Bier. Heaven (in italiano In un mondo migliore) è una pellicola fallimentare che apre una serie di riflessioni: la scarsa qualità del Concorso (vedi punto 3) porta a impalmare lavori che non sarebbero considerati in altri festival. Ma soprattutto, non sembra esagerato dire che raggruppa le caratteristiche che “piacciono” agli organizzatori e al loro modo di pensare il festival: ragioni sociali (la violenza, la guerra, l’uso delle armi), andamento retorico, puntata nell’Africa disagiata, una storia aspra che ovviamente trova riconciliazione finale. Film sintomatico.0. – L'ANNULLAMENTO DELLA PROIEZIONE DI CARLOS.Ci si limita alla cronaca dell'episodio. Martedì 2 novembre: dopo uno spostamento di sala, l'annullamento viene comunicato 15 minuti dopo l'inizio della proiezione, con il pubblico in fila da 45 minuti e il regista Olivier Assayas che si appresta ad entrare in sala. Il festival comunica che le sale dell'auditorium non sono attrezzate per la proiezione della pellicola inviata da Canal Plus, in formato digitale. Carlos viene proiettato in un giorno successivo con il minimo preavviso, salta l'incontro con Assayas.