Baro-metro

Il Baro-metro: sguardi dalla sala (10/2016) – 2

COSA IL PUBBLICO HA VISTO

Oltre ai film in top-10, il pubblico ha indirizzato il suo interesse, pur con minore entusiasmo, anche verso altri titoli, ma senza quel calore che era lecito attendersi. È il caso soprattutto di alcuni blockbuster, o presunti tali, che non hanno avuto modo di intercettare il grande pubblico a cui erano rivolti. O, almeno, sono riusciti nel loro intento solo in parte.

Il caso più eclatante è sicuramente Independence Day: Rigenerazione, sequel a 20 anni di distanza di un blockbuster capace di incassare 817 milioni di dollari worldwide, di cui 306 negli U.S.A. Il sequel perde per strada Will Smith (se lo pagano 20 e passa milioni di dollari a film un motivo ci sarà), è stroncato dalla critica e annoia anche i più devoti. Risultato: 389 milioni di dollari globali, con gli U.S.A. che limitano l’entusiasmo a 103 milioni di dollari. E per fortuna che c’è la Cina con 75 milioni di dollari, altrimenti i 165 milioni di dollari di budget non sarebbero stati ripagati. Curioso il caso dell’Italia, in cui il film era stato programmato inizialmente come blockbuster estivo salvo essere poi spostato, dalla Fox che lo ha distribuito, a settembre. Scelta non proprio lungimirante, perché nel vuoto estivo avrebbe sicuramente avuto modo di distinguersi maggiormente, mentre nel caos di settembre è passato inosservato, fermando la sua breve corsa a 2 milioni 700 mila euro. È anche vero, però, che, pur avendo tutta l’attenzione per sé nel vuoto estivo, il remake al femminile di Ghostbusters, uscito a fine luglio, non è andato oltre i 2 milioni 350 mila euro. Diciamo quindi che è facile fare considerazioni a posteriori, ma davvero difficile pianificare le uscite con lungimiranza, perché le variabili irrazionali sono troppe e l’imprevedibilità regna sovrana.

In un settembre particolarmente mesto Jason Bourne, quinto capitolo della omonima saga incentrata sull’ex agente CIA colpito da amnesia, è uno dei maggiori incassi del trimestre. Resta al decimo posto della top-10 fino all’arrivo di Doctor Strange. Il film segna il ritorno di Matt Damon (se lo pagano 20 e passa milioni di dollari a film un motivo ci sarà) dopo il risultato non entusiasmante dello spin-off con Jeremy Renner nei panni dell’agente Aaron Cross. Nel 2012 The Bourn Legacy aveva infatti incassato 276 milioni di dollari worldwide, mentre il ritorno in scena del sempreverde agente Jason permette agli incassi di raggiungere i 415 milioni di dollari globali. Anche in questo caso un grazie sentito alla Cina e ai suoi 67 milioni di dollari. In Italia debutta al terzo posto con un milione di euro a inizio mese, dimezza gli incassi alla seconda settimana e alla terza è già ottavo, per un totale di 2 milioni 735 mila euro.

Di superstar in superstar c’è spazio, almeno un pochino, anche per Tom Cruise, ma questa volta non è andata proprio benissimo. Il film in questione è Jack Reacher – Punto di non ritorno ed è un sequel, probabilmente non così atteso. Se il precedente Jack Reacher – La prova decisiva aveva infatti incassato nel mondo, nel 2012, 218 milioni di dollari, a fronte di un budget di 60 milioni di dollari, il nuovo episodio si ferma a 117 milioni di dollari. Il medesimo budget consente un rientro dei costi con il solo theatrical, ma 100 milioni di dollari si sono persi per strada. Un andamento che l’Italia segue a puntino: 3 milioni 157 mila euro il primo episodio, un milione 822 mila euro il secondo, a sfruttamento ancora in corso. Parliamo quindi di un personaggio non cosi capace di fissarsi nell’immaginario, il cui traino è dovuto unicamente alla presenza di Tom Cruise, uno dei pochi attori in grado di spingere il pianeta nelle sale (se lo pagano 20 e passa milioni di dollari a film un motivo ci sarà).

Tra i pochi film in grado di distinguersi, in un trimestre dove il cinema non brilla, si segnalano:

Paradise Beach, il survival movie con Blake Lively alle prese con uno squalo affamato (del resto uno squalo è sempre affamato), che ha decuplicato il budget di 17 milioni di dollari ottenendo riscontri positivi ovunque (da noi 2,1 milioni di euro);

Trafficanti, che poteva confondersi tra gli altri titoli senza lasciare traccia e invece parte molto bene, a metà settembre, con la migliore media per sala della top-10 (€ 3.331), subito dopo Alla ricerca di Dory (€ 6.957); il merito è in gran parte di un trailer accattivante che spaccia il film per una commedia sulla scia della trilogia “Una notte da Leoni”, con cui condivide il regista Todd Phillips, mentre in realtà è anche un po’ thriller e un po’ drammatico, quindi difficilmente etichettabile. Il film si comporta meglio nel nostro paese che altrove. Soprattutto negli States non ha funzionato e con ben 3.258 sale a disposizione ha limitato gli incassi a 43 milioni di dollari. Gli 86 milioni di dollari globali corrispondono esattamente al budget del film che è quindi in netta perdita (ricordiamo che la metà degli incassi va agli esercenti);

I magnifici 7, con un milione 700 mila euro il film più visto tra quelli presentati a Venezia, il che la dice lunga sull’impatto del festival sul box-office. Il cast di nomi altisonanti, capitanato da Denzel Washington e Chris Pratt, contribuisce ad attirare le masse, ma i 90 milioni di dollari di budget sono ancora scoperti. Se il film va discretamente in U.S.A. (92 milioni di dollari), nel resto del mondo non sfonda (67 milioni di dollari), anche perché, diciamolo, oltre a sparare, sparare e sparare non è che i protagonisti facciamo molto altro!

Come da tradizione del periodo si ritaglia un po’ di spazio il genere horror. I maggiori proseliti li ottiene l’efficace Lights Out (un milione 621 mila euro), ma vanno discretamente anche l’altrettanto efficace Man in the Dark (955 mila euro) e Blair Witch (780 mila euro), sequel fuori tempo limite di The Blair Witch Project. Tutti film costati tra il poco e il pochissimo, distribuiti in tutto il mondo e perciò in grande attivo. L’horror si conferma quindi genere di massimi profitti con minimi investimenti.

Con venature horror anche La notte del giudizio – Election Year, terza parte di un brand che continua ad attirare spettatori ovunque. In Italia risultato in linea con gli episodi precedenti (un milione 527 mila euro), nel mondo trend in leggera crescita (118 milioni di dollari) a fronte di un budget di 10 milioni di dollari. I produttori continuano a sfregarsi le mani.

Italia fuori dalla top-10 e incapace di intercettare il pubblico. Cosa che non avviene da tanto, troppo tempo. Basta pensare che l’ultima volta che un titolo italiano ha dominato il box-office settimanale è stato nel week-end 18/21 febbraio grazie a Perfetti sconosciuti. In pochi mesi la quota di mercato del cinema italiano è passata da 38% a 30%. Il maggiore incasso nazionale del trimestre è la commedia di Cristina Comencini Qualcosa di nuovo, con l’accoppiata Paola Cortellesi / Micaela Ramazzotti, con 1,9 milioni di euro, in linea, per restare alle regie della Comencini, con il precedente Latin Lover. Nemmeno Gabriele Muccino con L’estate addosso riesce a smuovere i giovanissimi, a cui pare prevalentemente dedicato, e l’incasso di 1,6 milioni di euro è uno dei più bassi del regista, inferiore anche a quelli delle sue ultime produzioni americane, già ben lontane dai fasti del passato. A distinguersi, ma non più di tanto considerando il lancio promozionale che ha avuto attraversando tutti i canali del palinsesto televisivo, è anche La verità sta in cielo di Roberto Faenza, ma nemmeno la possibilità di saperne di più sulla sparizione di Emanuela Orlandi, avvenuta a Roma il 22 giugno del 1983, fa il miracolo di portare la gente nelle sale e il film non va oltre gli 1,2 milioni di euro.

Si traveste da action straniero, e infatti viene accolto dal mantra “non sembra un film italiano” pur essendo diretto da due registi italiani (Fabio Guaglione e Fabio Resinaro), l’adrenalinico Mine, in realtà co-produzione tra Stati Uniti, Italia e Spagna. Debutta nel primo week-end di ottobre in 200 schermi con un’ottima media per sala (€ 2.987), ma la seconda settimana perde il 46% degli incassi e alla terza settimana è già fuori dalla top-10. Fa parlare l’appello in rete del co-regista Fabio Guaglione contro la pirateria, visto che il suo film era disponibile per lo streaming illegale addirittura prima dell’uscita in sala. A fine sfruttamento l’incasso in Italia è di 1,366 milioni di euro, ma potrebbe rifarsi nei mercati stranieri, in cui non dovrebbe avere troppe difficoltà a trovare compratori ed estimatori.

Stenta più che mai anche il genere d’essai, come abbiamo ripetutamente sottolineato sempre più di nicchia. Sia perché relegato in prevalenza nelle monosale cittadine, frequentate da un pubblico agée in cerca di ricambio generazionale, sia perché lontano dagli interessi dei giovanissimi, a cui il cinema mainstream declinato al fracasso sembra sempre più indirizzato. Uno dei pochi titoli in grado di superare il milione di euro, circolato nei circuiti d’essai ma anche in alcuni multiplex, è Escobar, debutto alla regia di Andrea Di Stefano, attore italiano votato al cinema internazionale, in cui Benicio Del Toro interpreta, dopo Che Guevara, un’altra icona latinoamericana. Buona l’accoglienza (una media di € 1.592 in 157 sale a fine agosto non è affatto male), ottima la tenuta (un calo di appena il 19% la seconda settimana, ancora in top-10 alla terza), il problema è che i numeri in questo periodo sono sostanzialmente bassi perché è bassa l’affluenza in generale.

Il vero trionfatore autunnale delle sale d’essai è pero Ken Loach con Io, Daniel Blake. Un po’ perché il regista inglese ha un suo pubblico di affezionati che lo sceglie a prescindere, ma soprattutto a causa della Palma d’Oro vinta a Cannes, evidentemente ancora in grado di attirare nelle sale chi si illude di trovare un cinema non per forza conformato e di qualità. Nel nostro paese Io, Daniel Blake parte subito con il turbo: ottavo posto ma, soprattutto, seconda migliore media per sala della top-20 (€ 3.216) dopo Inferno (€ 4.059). Un interesse costante del pubblico gli permette in breve tempo di superare il milione di euro, e lo sfruttamento è ancora in corso. Meglio dell’ultimo, ugualmente trascurabile, Jimmy’s Hall – Una storia d’amore e libertà (971 mila euro) e in linea con la precedente Palma d’Oro Il vento che accarezza l’erba (un milione 559 mila euro).

Tra gli eventi a dominare è Bianconeri Juventus Story, il docu-film di Marco e Mauro La Villa sulla Juventus e sul legame con la famiglia Agnelli, con interviste a calciatori e affini. Per due giornate, 10 e 11 ottobre, è al primo posto del box-office giornaliero, e il 12 ottobre, nel secondo trionfante mercoledì a 2 euro, è al secondo posto dietro ai 336 mila spettatori di Pets. Il totale in soli tre giorni è di ben 960 mila euro. In realtà lo supera il documentario di Ron Howard The Beatles: Eight Days A Week – The Touring Years, che raggiunge il milione di euro, ma è stato programmato per sette giorni con anche un ulteriore strascico in alcune sale, per cui ha goduto di una maggiore visibilità. In ogni caso un’ottima strategia per entrambi i documentari che attraverso una programmazione normale avrebbero difficilmente raggiunto tali vette.


CINEMA2DAY

Venghino signori e signori! Lo spettacolo più bello del mondo a soli due euro!!” L’iniziativa, promossa dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo insieme ad Anec, Anem e Anica per rilanciare il cinema tra le forme di intrattenimento, prevede che il secondo mercoledì di ogni mese, fino a febbraio 2017, il biglietto costi solo 2 euro per tutta la giornata. Non più una festa autunnale e/o primaverile con alcuni giorni a prezzo ridotto, ma un appuntamento periodico. I risultati dell’evento sono in costante crescita e se tutto ciò fa piacere evidenzia però un rischio a cui non si era pensato, o che comunque non era stato opportunamente valutato. È vero, infatti, che persone che non mettevano piede da anni nella sala cinematografica si sono finalmente decise a muovere il culo dal divano per varcare la soglia di un cinema, ma è anche vero che il giorno a 2 euro sta diventando un appuntamento mensile anche per chi, pur potendoselo permettere e magari già frequentatore periodico della sala, approfitta del mega sconto, si segna sul calendario le date e va al cinema SOLO quella volta al mese a due euro. Conseguenza: trend in crescita per la lodevole iniziativa, ma feriali e anche festivi a prezzo normale mai così bassi.

Occorre un’altra puntualizzazione. Tutti si lamentano del prezzo del biglietto troppo alto. Attenzione, la cosa è vera solo in parte. Ricordo che l’ultimo biglietto pre euro, quindi dobbiamo andare indietro fino a inizio millennio (che detta così mi fa sentire un vecchietto), era di 14.000 lire, quindi gli attuali 7 euro. Ora il biglietto varia dai 7,5 ai 10 a seconda della sala. I prezzi elevati sono quasi esclusivamente appannaggio dei multiplex. Alcuni di questi, infatti, applicano maggiorazioni nei festivi e per i titoli di maggior richiamo. Ricordo, però, che lo spettatore ha un potere incredibile: può scegliere. Nei giorni feriali, nel pomeriggio, con il supporto di alcuni sponsor affiliati con la sala, si può usufruire del biglietto ridotto e, comunque, le scontistiche sono innumerevoli. Anche i famigerati multiplex hanno carte fedeltà che consentono ingressi a 5 euro o poco più. Ergo: ma di cosa stiamo parlando? Perché nessuno si lamenta della pizza margherita passata, invece, da 6.000 lire a 6 euro, quindi raddoppiata? Per tacere di beni ben più costosi, chi prova ad affacciarsi al mercato immobiliare può capire cosa intendo!

Al di là di ogni altra considerazione il concetto che deve passare è che è giusto pagare per un bene o servizio di cui si usufruisce!!! E anche che il prezzo lo fa il mercato. Se si fa la fila il sabato sera per vedere Inferno con una tinozza di popcorn spendendo 20 euro è una propria scelta personale, non il “sistema”. Detto questo, l’iniziativa del cinema a 2 euro, fortemente voluta dal ministro Franceschini, è partita subito bene mercoledì’ 14 settembre, con circa 600 mila presenze e un incasso complessivo di un milione 274 mila euro diventando, a quella data, il secondo mercoledì dell’anno per afflusso di spettatori dietro al giorno dell’Epifania (irraggiungibile con un milione 300 mila presenze). Rispetto al mercoledì precedente il pubblico aumenta del 159,38%, ma lievitano anche gli incassi, ovviamente di molto meno (3,01%). Tra le variabili da considerare anche la poca conoscenza dell’iniziativa a causa di una campagna promozionale cominciata solo il 1º settembre, dopo un’estate di carestia cinematografica. Film più visto della giornata Io prima di te, con 128.158 spettatori e un incasso di 266 mila euro.

Un vero e proprio trionfo, invece, il secondo mercoledì di ottobre, in cui l’iniziativa è decisamente esplosa con 1.013.465 biglietti venduti, più del giorno di Natale del 2015 e meno soltanto del 1º gennaio 2016, con Checco Zalone e il suo Quo Vado? giornata più affollata dell’anno. Il film più visto della giornata è Pets, con ben 335.926 spettatori per un incasso, a 2 euro, di 717.321 euro.


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