

Pubblicato in occasione della retrospettiva La fatica del bene. Il cinema dei fratelli Dardenne, proposta a Milano lo scorso dicembre per opera – fra gli altri – del curatore del testo, Luca Mosso, Il cinema di Jean-Pierre e Luc Dardenne (Edizioni Falsopiano) propone una panoramica sull'opera dei cineasti belgi, dai documentari anni Settanta al recente Enfant: i saggi contenuti nel volume evitano i rischi della schedatura per compartimenti stagni (l'opus dei registi essendo trattato più per temi e figure ricorrenti che per titoli isolati) e collegano strettamente l'analisi al testo filmico, abbondando in esempi e citazioni testuali che rendono scorrevole la lettura.
_x000D_Carlo Chatrian (Se ancora di uomo si può parlare. Il cinema politico dei fratelli Dardenne) si occupa della polis come spazio dell'interazione umana: una dimensione che sembra venire meno, film dopo film, mentre alla "progressiva scomparsa della città" si oppone il corpo umano – segnatamente il volto – come nuovo veicolo del discorso politico (Rosetta). Ne Il frammento, il volto e l'anima Daniela Persico riflette sul rapporto fra campo e controcampo: al centro dei più recenti film dei Dardenne è "la scoperta dell'altro da sé", un percorso accidentato che, dal solipsismo non negoziabile (La promesse, con il rapporto simbiotico ed esclusivo fra padre e figlio), scivola lentamente verso l'accettazione dell'altro, che, da nemico da allontanare dall'occhio del mondo e della mdp (Rosetta), può diventare prima oggetto di una pulsione scopica a stento controllata, poi compagno di viaggio all'interno dello spazio vitale dell'inquadratura (Il figlio). In quello che è forse l'intervento meno stimolante (Figli genitori. Un'antipedagogia in quattro atti), Anton Giulio Mancino si sofferma sulle figure (dis)umane e i corpi attoriali (Jérémie Renier, Olivier Gourmet) che "migrano" da un film all'altro, sottolineando il pessimismo di "un tracciato familiare in perpetua ridefinizione" e contrapponendo così l'opera nient'affatto conciliante dei belgi all'"imborghesimento" che sarebbe riscontrabile nella serie truffautiana su Antoine Doinel.Tutto bene, ma il saggio sembra trascurare l'aspetto visivo delle singole opere per concentrarsi su elementi tramici che, di per sè, non appaiono imprescindibili: circa Renier, poi, sarebbe stato interessante analizzare quanto dell'immagine intertestuale di questo giovane interprete (lanciato da La promesse e, oggi, fra i più validi in area francofona) costruita dalle opere di altri registi – Bonello (Le pornographe, proprio al fianco di Jean-Pierre Léaud) e Ozon (Amanti criminali) in testa – si rifletta nel personaggio di Bruno de L'enfant. Dario Zonta ("Qual è il futuro del militante?". La stagione dei documentari) smonta il "mito che vuole i due registi belgi indefessi adepti della chiesa documentaristica", analizzando i sei documentari realizzati a cavallo fra i Settanta e gli Ottanta: è così possibile gettare uno sguardo (sia pure indiretto) a una parte ancora invisibile (almeno dalle nostre parti) dell'opera dei Dardenne. Estremamente interessante è lo sguardo che il regista Daniele Gaglianone rivolge all'opera dei colleghi: il titolo dell'intervento, Arrivare in ritardo, andarsene in anticipo, dà l'idea della dimensione umana del cinema dei Dardenne, capace di sfuggire alle secche del realismo tramite un'adesione totale, fisica, rabbiosa al vissuto dei personaggi. Sulla stessa lunghezza d'onda si pone Rinaldo Censi (All'ultimo respiro), che riflette sulla "dimensione agonista" dei film degli autori belgi, sul loro modo di inquadrare la meccanica dei personaggi e di verificarne i limiti, trovando nella concitazione la via maestra per la rivelazione della loro bruciante umanità.
_x000D_Nel complesso, e al di là di qualche refuso, Il cinema di Jean-Pierre e Luc Dardenne risulta pregevole, denso ed esaustivo. Completano il volume una rassegna di "ipsi dixerunt", tratti in gran parte da Luc Dardenne, Au dos de nos images (1991-2005) [Paris, Seuil, 2005], e una nota bio-filmo-bibliografica arricchita da impressioni d'autore e stralci di recensioni italiane.