Recensione, Thriller

88 MINUTI

Titolo Originale88 minutes
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2006
Genere
Durata108’

TRAMA

Jack Gramm, psichiatra dell’Fbi, con la sua convincente testimonianza ha fatto condannare a morte un serial killer. Ma qualcuno uccide con lo stesso modus operandi e lo contatta, dandogli 88 minuti di vita. Chi sarà?

RECENSIONI

Jon Avnet esce dallo scantinato dopo quasi dieci anni dirigendo un poliziesco banale che, andato in cantiere nel 2005, è uscito solo due anni dopo. Quel che si fatica a capire è la fiducia che ha riposto in lui e nello script il grande Al Pacino (che, recidivo, girerà con il regista anche il successivo e simile nei risultati Sfida senza Regole): nessuna personalità emana dalla poltrona di regia, lo spettatore è completamente preda della sceneggiatura di Gary Scott Thompson (uno che ha firmato robaccia come Timecop 2, Un Poliziotto a 4 Zampe 3, Fast and Furious), che taglia i caratteri con l’accetta ed è fermo all’estetica dei thriller anni ottanta, quando impazzava il meccanismo a scatole cinesi sull’identità dell’assassino/serial killer. Insieme al regista, è convinto che, per fare un buon film, basti mettere in scena un cattivo da favola nera, un eroe incastrato in corsa contro il tempo e tanti colpi di scena (che verso il finale aprono la porta prima al caos poi all’inverosimile), fino allo svelamento finale del colpevole, “quello che meno ti aspetti”. Unico preziosismo, a parte Pacino che è sempre bravo, è che il film finisce davvero dopo 88’, a partire dalla minaccia del killer.