TRAMA
Il primo incontro tra un uomo e una donna è in realt à uno scontro. Il secondo una pugnalata al cuore. Così due trentenni, _x000D_
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Arman e Amélie (Vincent Macaigne e Maud Wyler), si inseguono, si innamorano e vanno in crisi. E le stagioni si susseguono…
RECENSIONI
2 automnes 3 hivers è l’originale divertissement orchestrato dal giovane Sébastien Betbeder che sceglie, in linea con la tradizione della Nouvelle Vague, la contaminazione di generi e linguaggi (mockumentary e metacinema, pittura e fotografia, canzoni e filmati, camera a mano, camera fissa), per mettere in scena le storie parallele/incrociate di alcuni trentenni, in particolare di tre personaggi principali, che ironicamente raccontano e soprattutto "si" raccontano (parlando direttamente allo spettatore) dilemmi e insicurezze, con la consapevolezza di come le traiettorie che regolano le esistenze, normalmente confinate nei luoghi simbolo del contemporaneo habitat di quartiere (il parco dove si pratica footing, il supermercato delle tessere fedeltà), siano instabili e casuali, facilmente dirottate da fortuite collisioni con esistenze altrui, e a volte determinate da scelte condizionate dalle rispettive esperienze cinefile (la prospettiva "meta" per cui l'influenza realtà-cinema è reciproca).
Un'operazione, quella del regista francese, che elude i rischi del freddo esercizio stilistico, grazie alla forte dose di (auto)ironia e ad una sincera quanto sdrammatizzata messa a nudo di una generazione (la sua, quella dei nati tra gli anni '70 e '80) lucida nel proprio disagio, disadattata a seguire le tappe scandite dai modelli di vita imperanti ("si dà troppa importanza al lavoro" dice Arman ad inizio film) con i loro canoni standardizzati e aproblematici, che danno risposte sempre meno soddisfacenti a domande ed esigenze nuove che i tempi della "crisi" pongono in modo sempre più pressante.
Lo stesso ipertrofico citazionismo (già dalla presentazione dei personaggi: "Amélie, cui non piaceva il nome perché troppo gentile") non si manifesta mai come un ostentato nozionismo, ma si imprime bizzarro e demodé (chi si mette a disquisire di Eugène Green, Judd Apatow e Alain Tanner al giorno d'oggi?), o sarcastico (la conversazione "video" con l'inquietante sorella, con il segnale che va e viene come in un film horror, è di comicità esilarante), nutrendosi in generale di una cultura pop di area francese (alcuni riferimenti sono nomi ignoti al pubblico italiano) di indirizzo prevalentemente paratelevisivo (da rimarcare la menzione alla serie The Walking Dead la cui ipnotica visione pone delle riflessioni sulla dipendenza televisiva e non solo, volendo anche qui cogliere allusioni metatestuali; o la surreale "mediatizzata" relazione tra il premier francese e una cantante italiana).
Gli ostinati ragazzi di 2 automnes 3 hivers si fanno molte domande ma ottengono poche certezze, il cinema, i rapporti di amicizia (mentre l'amore è fragile così come la salute), nel loro on-the-road interiore, un'esplorazione sentimentale ed esistenziale che non rivela segreti ma torna al punto di partenza di un percorso illeggibile, i cui confusi sentieri sono filmicamente suddivisi in capitoli numerati, burlescamente e coerentemente, in ordine casuale.
Il premio speciale della giuria al 31° Torino Film Festival regala un barlume di speranza per una possibile distribuzione nelle sale italiane.
