TRAMA
Lui, per lavoro, è sempre in giro: lei lo convince a comprare una roulotte di 12 metri per passare la Luna di Miele. Panico alla guida, litigi continui, disastri vari.
RECENSIONI
Nel filone minnelliano delle commedie familiari di stampo hollywoodiano (un po’ ne seguiva pedissequamente i dettami canonici, un po’ contribuiva a erigerli), è la meno sophisticated (in tutti i sensi) e la più slapstick, per una farsa della coppia borghese consumistica che finisce dalle parti di Charlie Chaplin. Questa volta il materiale, sempre di Albert Hackett e Frances Goodrich (Il Padre della Sposa), fa poche fiamme e non aiuta la presenza di Desi Arnaz, che ha la voce per cantare la bella “Breezin’ along with breeze” ma non la faccia giusta, con quel perenne sguardo di panico e quei sgradevoli modi sgarbati e nervosi. È invece curioso che Minnelli sfrutti poco la notevole verve di Lucille Ball: sorge il dubbio che al regista interessi solo tornare alla mera comicità fisica, rendendo assoluta protagonista la roulotte, simbolo del progresso e della sua assurdità ma anche, come suggeriscono gli sceneggiatori, allegoria della coppia innamorata dove lei è il “rimorchio” (essenziale per il contenuto) e lui (solo) “l’autista”. I danni che l’ingombrante oggetto procura fanno effetto e divertono, sia quando sfonda la casa dei parenti di lei sia nella lunga sequenza (la migliore del film) in cui è arrampicato su di una montagna con elevazione di 8.000 piedi (memore di un famoso cartone con Topolino, Paperino e Pippo) e Minnelli gioca benissimo la suspense fra obliquità dell’inquadratura e terrore nel tono di voce e negli sguardi della coppia. Per il resto, l’autore non possiede il tocco tecnico-creativo di certi registi delle comiche mute (vedere la scena in cui Lucille Ball è sballottata in cucina: tutto troppo artificioso) e molte gag sono prevedibili o poco memorabili.